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Atene sbarra l'asta agli hedge fund

di Isabella Bufacchi

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7 marzo 2010

Entrare nel mirino del tiro al bersaglio della speculazione è quanto di peggio può capitare a uno stato molto indebitato che deve affrontare inderogabilmente un programma impegnativo di aste e di collocamenti di titoli pubblici. Ne sa qualcosa la Grecia che dall'inizio dell'anno assiste, impotente, all'altalena dei prezzi, dei rendimenti e dello spread sui Bund tedeschi dei suoi bond governativi. Il Tesoro greco, nonostante la volatilità senza precedenti dei suoi titoli soprattutto sulle scadenze più brevi, deve collocare di continuo presso la comunità internazionale nuovi bond per rimborsare le vecchie emissioni in scadenza. Così nel tentativo di arginare gli attacchi speculativi, o per lo meno ridurre le munizioni negli arsenali di chi mette sotto attacco il rischio-Grecia, l'agenzia del debito pubblico di Atene ha deciso di non vendere i suoi titoli di stato agli hedge fund sul mercato primario. Stando a fonti di mercato, ha escluso questi fondi dal collocamento del bond a cinque anni avvenuto lo scorso gennaio e, come anche riportato dal Financial Times, ha preso questa drastica decisione nuovamente nell'ultima emissione del bond a dieci anni.

La strategia dell'agenzia del debito greca non è un'eccezione ma la regola: una regola generale. Gli stati prediligono collocare i titoli del debito pubblico nei portafogli degli investitori cosiddetti "finali", che acquistano i bond per tenerli fino a scadenza, incuranti di plusvalenze o arbitraggi sui prezzi perché focalizzati sul rendimento ottenuto dalla cedola. Questi investitori sono identificati con i gestori dei fondi obbligazionari, dei fondi pensione e delle compagnie di assicurazione. L'ultima emissione del bond decennale greco, come riportato dal Sole 24 Ore, è stata piazzata presso questi portafogli oltre che in banche, banche centrali e in qualche conto privato. Gli hedge fund non vengono catalogati tra gli investitori finali perché il rendimento del loro portafoglio, che mira a superare la media o gli indici o i benchmark aumentando il rischio, può prevedere una buona dose di arbitraggi e capital gain, anche attraverso il ricorso a strumenti derivati e vendite allo scoperto. A questi operatori, che aprono e chiudono posizioni in continuazione, vengono attribuiti effetti destabilizzanti sui prezzi ma vengono anche riconosciuti ruoli che contribuiscono al buon funzionamento del mercato: aumentano la liquidità e prendono spesso posizioni contrarie ai grandi flussi evitando movimenti di prezzo unidirezionali.

La Grecia ha preso una posizione intransigente nei confronti degli hedge fund, tagliandoli fuori dalle emissioni: ma gli hedge possono liberamente acquistare i titoli greci in circolazione (anche se scarseggiano e sono illiquidi) sul secondario, per poi rivenderli oppure possono prendere posizione sul rischio-Grecia tramite i credit default swap. Quando a fine gennaio il bond greco quinquennale è stato emesso per 5 miliardi, assegnato per 8 contro una domanda pari a 25 miliardi, è corsa voce che gli hedge fund fossero stati esclusi per evitare brutte sorprese cioè l'acquisto in fase di collocamento sul primario e rivendita immediata con crollo conseguente dei prezzi sul secondario. La performance del prezzo e del premio a rischio, dopo l'asta, è molto importante perché è la conferma che cercano sempre gli investitori finali "di aver fatto un buon affare". In febbraio è stato detto che gli hedge fund, proprio per vendicarsi per l'esclusione dall'operazione di fine gennaio, abbiano capitanato l'attacco speculativo contro la Grecia in febbraio: nel frattempo, però, è scoppiato lo scandalo sui conti pubblici greci truccati e un comportamento poco trasparente del ministero del Tesoro è un'imponente ricarica di munizioni per alimentare la speculazione.

Gli hedge fund sono poi stati messi al bando anche nel collocamento del bond a dieci anni dei giorni scorsi, venduto e assegnato per 5 miliardi contro una richiesta di 16: più che punire gli speculatori, la Grecia sembra andare a caccia, come tutti gli stati, di investitori finali che aumentano il rendimento del portafoglio vecchia maniera, incassando alte cedole. E che detengono il titolo fino a scadenza.

7 marzo 2010
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